Come liberarsi del superfluo con la “regola dei 30 giorni”. E vivere più felici
"Meno è meglio" è uno dei miei mantra preferiti. Lo ripeto più volte al giorno, in diverse situazioni, dalla scelta del look, la mattina, a quella dei prodotti da usare per la mia routine skincare, la sera (ebbene sì, sono una convinta seguace dello skinimalismo). Tuttavia, non lo metto in pratica quanto vorrei. E questo nonostante sia da tempo convinta del fatto che applicare un approccio minimalista a tutti gli aspetti del quotidiano sia la soluzione definitiva per sgomberare la mente e avere una vita più tranquilla. Sì, liberarsi del superfluo e semplificare il più possibile va a vantaggio della nostra salute mentale.
«Il minimalismo psicologico si riferisce alla tendenza a semplificare il nostro stile di vita», dice la psicologa Laura Palomares. «Dal punto di vista emotivo, si tratta di cercare di affrontare i sentimenti così come sono. A livello cognitivo, invece, parliamo di ignorare l'eccesso di informazioni e di dati a cui siamo esposti e di tenere i pensieri concentrati sul presente». Nel mio caso, per passare dalla teoria alla pratica è stata fondamentale la visione di un documentario di Netflix, Minimalismo. Il meno è ora, grazie al quale ho scoperto un metodo quanto mai efficace, la cosiddetta “regola dei 30 giorni”.
Protagonisti del documentario sono Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, una coppia di amici che ha creato il blog The Minimalists – la mia lettura preferita in questo momento – ed è portabandiera dello stile di vita “semplificato”. Fields Millburn e Nicodemus parlano del “gioco dei 30 giorni minimalisti”, una pratica apparentemente semplice: nel primo di questi 30 giorni ci si sbarazza di una cosa, nel secondo di due, nel terzo di tre e così via, fino a raggiungere il 30° giorno. Il loro consiglio è quello di condividere la sfida con un amico o un familiare e agire sempre alla stessa ora e prima di mezzanotte.
«All'inizio, il gioco sembra facile», dice Fields Millburn. «Chiunque è capace di eliminare un paio di cose, no? Ma diventa molto più impegnativo nella seconda settimana, quando si è costretti a liberarsi di più di una dozzina di oggetti al giorno. E diventa via via sempre più difficile con il trascorre del mese». Fields Millburn e Nicodemus hanno cominciato con una variante "soft" della sfida, che è consistita nello sbarazzarsi di una cosa al giorno: «In realtà, sono andato ben oltre l'obiettivo», racconta Fields Millburn. «In otto mesi, mi sono liberato di oltre il 90% delle cose che possedevo, finendo per conservare solo quelle che avevano una reale funzione o che mi davano felicità».
Affascinata dall'esperienza di Fields Millburn e Nicodemus, ho deciso di cimentarmi a mia volta nella sfida, provando a mettere in pratica la regola dei 30 giorni. Il risultato? Anche se non sono ancora arrivata alla fine, devo dire che non trovo difficile liberarmi di diverse cose ogni giorno. E non si tratta solo di oggetti materiali: ho cancellato gran parte dei file e delle immagini presenti sul mio telefono. Mi sono resa conto che questo processo di riordino e di sgombero mi permette di acquisire consapevolezza dell'eccesso materiale.
Nel documentario vengono riportati alcuni dati statistici, come il fatto che in una casa americana si accumulano in media 300mila oggetti o che, sempre negli Stati Uniti, si spende ogni anno più denaro per l'acquisto di scarpe, gioielli e vestiti di quanto ne venga investito nell'istruzione superiore. Il paradosso consiste nel fatto che si tratta perlopiù di oggetti assolutamente inutili. Nicodemus ha condotto un altro esperimento, riponendo tutti i suoi beni in scatole, come se stesse facendo un trasloco. Risultato: l'80% di quelle cose è rimasta imballata, e questo semplicemente perché Nicodemus non ne ha mai avuto bisogno.
«Il minimalismo ci porta ad avere poche cose e a goderne, perché sono effettivamente necessarie», dice lo psicologo José Elias. «Al contrario, essere circondati da tante cose costituisce unicamente una fonte di preoccupazione, dato che la loro gestione – si tratti anche solo di tenerle pulite – ci sottrae tempo che potremmo dedicare a noi stessi, anche senza fare nulla».
«Ho capito che, se avessi semplificato la mia vita, avrei avuto più tempo per la mia salute, le mie relazioni, la mia creatività, le mie finanze...», dice Fields Millburn nel documentario che lo vede protagonista. «Mi sono anche reso contro del fatto che avrei potuto fare di più per gli altri. I benefici del minimalismo mi sono apparsi in modo chiaro molto prima di iniziare a svuotare i miei armadi». Per quanto mi riguarda, dopo aver fatto pulizia nella mia camera da letto e alleggerito il mio guardaroba, posso confermare di aver provato un senso di sollievo mentale. Inoltre, questo esercizio mi ha portato a riflettere sul reale valore delle cose che possediamo e a dedicare più tempo al benessere emotivo, che tendiamo a ignorare a beneficio delle preoccupazioni materiali.
“Più si ha, più si vorrebbe” può anche essere un detto popolare, ma la verità è che il nostro cervello funziona esattamente così. «Quando otteniamo tutto ciò che desideriamo, ci rendiamo conto di esserci sbagliati nel ritenere che questo ci avrebbe reso felici, perché il cervello normalizza la nuova situazione», dice T.K. Coleman, direttore della Foundation for Economic Education, durante un intervento all'interno del documentario. «In breve tempo, ci ritroviamo a pensare: “D'accordo, ho ottenuto quello che volevo, ma adesso voglio qualcos'altro". Ed ecco che quello che prima era il vertice dei nostri desideri diventa solo un altro gradino di un'infinita scala aspirazionale».
Il documentario di Netflix dura solo 53 minuti. E devo dire che raramente mi è capitato di imparare così tanto in un tempo così breve.