Patrice Leguéreau, direttore dello Studio Creativo, ci ha raccontato l'ultima collezione di Alta Gioielleria di Chanel e ci ha guidati nel suo mondo
Da Chanel a Milano, nella nuova twin boutique dove la moda incontra il gioiello, fino a Parigi. Per scoprire con un'intervista a Patrice Leguéreau, la nuova collezione di preziosi ispirata al tweed.
Sono gli incontri, forse, la più preziosa tra le dimensioni del lusso. E questa, forse, non è altro che una storia di incontri. Da Chanel a Milano, in via Montenapoleone 7 - dove è stata inaugurata la prima twin boutique italiana, tra le aperture del 2023 da non perdere - la moda incontra l’orologeria e la gioielleria su tre piani, 520 metri quadri e due ingressi - il secondo, dedicato ai clienti particolarmente importanti, è su via Verri. È stata l’intimità di un incontro con Patrice Leguéreau - direttore dello Studio Creativo dell’Alta Gioielleria di Chanel dal febbraio 2009 - a farci scoprire un mondo in cui anche i disegni sono preziosi. Ha studiato alla École Boulle e all’Institut National de Gemmologie, ma non aveva mai pensato ai gioielli. Oggi, a Parigi - Place Vendôme, numero 18 - nello scrigno dei valori della Maison, declinati in oggetti e concetti, immagina il lusso come un'esperienza sinestetica.
Patrice, qual è il suo primo ricordo legato ai gioielli?
L’amore per i monili delle donne della mia famiglia. La mamma adorava la gioielleria francese, non credo di averla mai vista uscire senza anelli, diamanti o un orologio prezioso. Casa nostra era piena di riviste di moda: passavo ore a sfogliarle, incantato dai colori. Ho ancora in mente le pagine dedicate a Chanel.
Com’è nata poi la passione per il gioiello? E quando è diventata un lavoro?
È stata l’arte a portarmi fin qui. Seguivo corsi di pittura, disegno, scultura, mai di gioielleria… Tra i banchi, poi, ho imparato quanto preziosa sia la pazienza. Ho avuto un insegnante straordinario - un altro incontro, ndr - che mia ha guidato nel riconoscere le mie qualità e mi ha educato alla perseveranza. È stato lui, poi, a introdurmi alla gioielleria. Così, trent’anni fa, ho iniziato a lavorare da Cartier. Non avevo le capacità di un designer, ma le qualità di un creativo. La mia passione più grande resta la libertà di creare.
Come plasma l’evoluzione dell’identità di Chanel senza stravolgerne l’heritage? Basti pensare alla passione per le perle o per le Croci di Malta di Mademoiselle Coco, ma anche ad alcuni dei codici della maison: il tweed, la camelia, le catene…
Nonostante la molteplicità di codici che delineano l’identità Chanel, credo che l’essenza del nostro heritage sia priva di sovrastrutture. Con libertà, creatività, purezza e semplicità si creano pezzi che possano raccontare delle storie. E sono proprio le storie che mi legano a Gabrielle Chanel.
Come prende forma un gioiello? E come si riesce a farlo durare per sempre?
Tutto inizia dagli schizzi. Sono i disegni che ci consentono, paradossalmente, di trasformare la bidimensionalità in tridimensionalità. È per questo che diamo valore anche ai “pezzi di carta”. Se c’è un privilegio, però, è poter lavorare con designer e artigiani estremamente specializzati. Ricerchiamo la qualità assoluta, senza ammettere sbavature: credo sia questo uno dei segreti perché un gioiello duri nel tempo. In più credo che lo stile Chanel corrisponda a un’idea moderna di ciò che è classico.
È direttore dello Studio Creativo dell’Alta Gioielleria di Chanel da 14 anni. In che modo la sua visione dialoga con ciò che il brand rappresenta nella moda? Anche l’Alta Gioielleria vive l’impatto dei trend?
L’Alta Gioielleria si muove su assi temporali diversi da quelli della moda. Dal momento in cui iniziamo a disegnare una collezione al momento in cui viene lanciata, passano circa tre anni. L’unica cosa di cui posso fidarmi è il mio istinto, anche se l’evoluzione del gusto è alquanto più lenta rispetto a quella che influenza il comune modo di vestire.
Tweed de Chanel, la collezione 2023, prende forma dal tessuto che, più di ogni altro, identifica la maison. Perché?
Era un sogno da quando sono entrato in questo studio, perché in effetti, essendo un nostro simbolo, nessun altro avrebbe potuto farne dei gioielli. Il tweed mi ha permesso di creare oggetti unici che sembrano davvero pezzi di tessuto, e abbiamo lavorato duramente affinché ne richiamassero flessibilità e leggerezza. Li si indossa senza percepirli come corpi estranei o eccessivamente ingombranti, ma ce ne sono alcuni che richiedono anche 2600 ore di lavoro.
Qual è il suo pezzo preferito?
Direi il collier Tweed Royal. Al leone, segno zodiacale di Mademoiselle Coco, è dedicato il quinto capitolo della collezione. Realizzato in oro giallo, oro bianco, diamanti e rubini, è straordinariamente complesso. È un collier trasformabile, dove alcuni degli elementi sono amovibili e intercambiabili e possono diventare anche spille.
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