Oggi Trieste e anche la sua città adottiva, Roma, piange uno degli stilisti che ha segnato l'Alta Moda italiana: a 98 anni Renato Balestra è morto, notizia rilasciata dalle eredi, le figlie Fabiana e Federica assieme alla nipote Sofia. L'atelier verrà ora seguito esclusivamente da mani femminili, che si prenderanno cura di un nome che ha affascinato attrici, first lady e persino principesse.
L'identità del marchio è sempre stata molto forte, legata profondamente al Made in Italy nonché ai suoi valori, come l'attenzione per la qualità e i tagli impeccabili, l'uso unico dei tessuti e dei colori, in particolare modo del blu. E se ora l'etichetta è in una fase di cambiamento, pronta ad accogliere nuove sfide che vedono il passaggio dall'haute couture al prêt-à-porter senza perdere, l’artigianalità, per conquistare un pubblico giovane e sempre più ampio, rimane l'inesauribile l'archivio da cui attinge. Lo stilista triestino classe 1924, amante della pittura, porta con sé una lunga storia intrecciata a quel lungo percorso che ha permesso di tessere il glamour della moda italiana nel mondo.
Un po' per caso e un po' per scherzo, arriva Roma
Come spesso capita, il proprio destino è segnato dal caso. Renato Balestra proviene da una famiglia di architetti che hanno in serbo per lui un futuro nell'ingegneria. Mai interessato alla moda, è per una scommessa che disegna il suo primo bozzetto: a sua insaputa viene spedito al Centro Italiano della Moda di Milano che viene subito apprezzato. I primi passi li muove in una città meneghina ancora acerba per il settore moda e così, in breve tempo, si trasferisce a Roma, la città dell'Alta Moda che lavora a stretto contatto con le star italiane e internazionali che arrivano a Cinecittà. Roma lo ha adottato e non la dimenticherà mai “Renato Balestra, come Piranesi, fu catturato da Roma e ne divenne ambasciatore nel mondo. Citare la città è il nostro invito a sognare, a lasciarci scorrere i sentimenti, a immaginare luoghi fisici e ideali”, racconta Sofia Bertolli Balestra.
La sua carriera inizia all'interno degli atelier più rinomati della Città Eterna, le Sorelle Fontana e Schubert. Siamo nel secondo dopoguerra, un decennio che segue i dettami stilistici impartiti da Christian Dior, con silhouette a corolla tra lunghi metraggi di tessuto e modellistica impeccabile. Le sartorie romane seguono le linee dettate da Parigi ma lo fanno con un gusto tutto italiano: non troppo nostalgico e sontuoso. Le ambasciatrici della moda italiana sono donne che trionfano ai concorsi di bellezza per poi diventare protagoniste dei capolavori del neorealismo italiano, come Gina Lollobrigida e Sophia Loren. Negli anni diventa lo stilista preferito anche di star di Hollywood del calibro di Liz Taylor e Natalie Wood, arrivate a Roma per girare nuove pellicole cinematografiche. È qui che si plasma l'Eterno fascino della moda Made in Italy, tra un set cinematografico e i piccoli vicoli che accolgono le eleganti sartorie. E così, nel 1959 inaugura il suo primo atelier in via Gregoriana 36, per poi trasferirsi in via Sistina.
Il Blu Balestra
È proprio in questi anni che Renato Balestra inizia a lavorare sul colore: nell'ampia varietà ben presto inizia a trovare un particolare piacere nell'usare una tonalità di blu brillante, tanto da essere utilizzato stagione dopo stagione, fino a diventare il “Blu Balestra”. In uno dei suoi tanti ricordi condivisi con la stampa ricorderà che tra tutti gli abiti della mamma, quelli blu erano proprio i suoi preferiti: forse perché, gli fa notare qualcuno, "il fiordaliso è il colore dei tuoi occhi".
Ma è attraverso quel colore che arriva il supporto alle nuove generazioni, Renato Balestra è sempre stato legato all’Accademia Costume & Moda di Roma, tanto da diventare un mentore e istituire il premio Be Blue, Be Balestra. Oggi quel colore è segno indelebile dell'Alta Moda romana, pronto a diventare simbolo di una nuova femminilità grazie alle sue eredi. È questo il suo lascito più grande.
CREDITS/COPYRIGHT BY VOGUE ITALIA